martedì 8 febbraio 2011

1936 - Progetti per l'E-42 (EUR)

1936 – Progetti per l’E-42


Nel mese di gennaio 1935 il Duce, su proposta dei Commissari per l’Esposizione universale di Roma - senatore Vittorio Cini e onorevoli Cipriano Efisio Oppo e Oreste Bonomi - incaricava gli architetti Giuseppe Pagano, Marcello Piacentini, Luigi Piccinato, Ettore Rossi e Luigi Vietti di studiare il Piano regolatore della prossima grande esposizione di Roma
Oltre al Piano regolatore l’architetto Ettore Rossi progetto’ il Ristorante Ufficiale, che fu realizzato, ma in seguito reso irriconoscibile da interventi effettuati nel dopoguerra.
Arch. Ettore Rossi, 1939/42 - Ristorante ufficiale
Ricostruzione tridimensionale dai disegni originari
Centro Studi Architettura Razionalista dall’archivio EUR S.p.A.
Il progetto E-42 in estrema sintesi, avviato nel 1937 (Pagano, Piccinato, Vietti, Ettore Rossi e Marcello Piacentini) aveva le seguenti caratteristiche:
• Esposizione internazionale di I categoria (ogni 6 anni) presentata come Olimpiade della Civiltà
• Ventennale del fascismo: città rappresentativa del regime ed esempio nel definire lo stile fascista
• Non edifici provvisori ma permanenti
• Un grande asse attraversa il complesso di edifici
• I nuclei generatori sono i musei permanenti e piazza Imperiale (Civiltà italiana, museo delle arti e tradizioni popolari, delle scienze, dell’arte antica e dell’arte moderna, il museo della civiltà romana, i musei delle forze armate)
• Altri edifici: palazzo dei Congressi, teatro imperiale, la chiesa
• Scontro tra le due scuole italiane: Pagano versus Piacentini
Dati del Ristorante ufficiale Sup. coperta mq 3.000; cubatura mc26.000
Progettisti Ettore Rossi - Contratto con E. Rossi per la progettazione e la direzione artistica Stipulato il 13.5.1939 I lavori hanno inizio il 24 giugno 1939 e risultano collaudati il 10.11.1942
Destinazione attuale
In parte l'edificio è occupato dagli uffici del Comune di Roma. Il piano terra è destinato ad attività commerciali
Il progetto
L'edificio occupa una delle due aree ai lati della piazza al terminale di Via Civiltà del Lavoro. I progettisti dell'omonimo palazzo (Guerrini, La Padula e Romano) avevano, già in fase di studio preliminare del progetto, dato un'indicazione schematica dello sviluppo architettonico e della sistemazione della piazza, indicando uno spazio delimitato da due bassi corpi di fabbrica simmetrici le cui facciate, modulate da doppi colonnati, avrebbero dovuto sottolineare la modularità dei prospetti del palazzo della Civiltà, che doveva sorgere al centro di queste due quinte architettoniche. Questo probabilmente condizionò le scelte di Rossi, il quale si trovò ad operare in un contesto, in qualche modo, già vincolato dal punto di vista planivolumetrico.
Un secondo vincolo progettuale, senza dubbio imposto al progettista, fu la "gerarchizzazione" degli spazi interni in base all'utenza. Infatti, non solo i dipendenti dell'Ente dovevano fruire di spazi differenziati rispetto ai visitatori esterni, ma avrebbero dovuto disporre di ambienti separati, anche in base ai diversi livelli funzionali. Questo fece sì che tutte le sale e i relativi ambienti di servizio venissero progettati seguendo le logiche di una sorta di "gerarchia sociale", il che spiega il ripetersi di funzioni analoghe su tutti e tre i piani dell'edificio: al piano terra il bar e le due sale ristorante, una per gli esterni e una per il personale di livello "minore"; al primo piano il grande salone ristorante con ampie porte finestre, che davano accesso alla terrazza esterna, destinato ai funzionari dell'Ente; al secondo piano, infine, un'altra sala ristorante, più piccola e riservata, ad uso esclusivo dei dirigenti e dei commissari italiani e stranieri, più alcune stanze per agli uffici amministrativi.
Le due sale ristorante dei funzionari, esposte a sud e quindi nella parte più soleggiata dell'edificio, erano dotate di grandi vetrate panoramiche, che affacciavano sulla piazza o sul viale principale, schermate dal porticato a doppia altezza che avvolgeva il volume dell'edificio su tre lati. Il piano terra è racchiuso da un basamento di altezza variabile, che si adatta alla pendenza della strada, in salita verso il Palazzo della Civiltà.
Per esigenze di prospetto su Viale della Civiltà durante i lavori il porticato fu ampliato di cinque campate rispetto al corpo edilizio originale, consentendo l'inserimento di una vasca d'acqua, decorata a mosaico, come elemento d'arredo all'ingresso del primo piano dalla piazza. Furono progettate, dallo stesso Rossi, tutte le attrezzature e gli impianti, così come gli arredi del bar e delle sale ristorante, il progettista dette, inoltre, precise indicazioni sulle scelte dei materiali e degli elementi decorativi, operando uno stretto controllo anche sulla realizzazione delle opere sia esterne sia di arredo. Il risultato fu di estrema coerenza compositiva e di singolare eleganza per un edificio in cui, pur rispondendo a tutte le esigenze di carattere funzionale, non venne trascurato l'amore per il dettaglio architettonico, studiato in ogni suo elemento, e per l'uso di soluzioni tecniche assolutamente originali.
Purtroppo nel dopoguerra l'edificio subì pesanti trasformazioni, che ne stravolsero completamente la logica compositiva a livello distributivo e di disegno delle facciate.

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