venerdì 30 settembre 2011

Architetto ETTORE ROSSI - Progettista e Direttore dei Lavori del Policlinico di Modena

Architetto Ettore Rossi
Architetto Ettore Rossi
Progettista e Direttore dei Lavori del Policlinico di Modena

Non c'e' metodo migliore per presentare la biografia di una persona che leggere  l'articolo di un giornalista d'epoca (al 1968) che ebbe modo di conoscerlo sia come concittadino di Fano che come professionista.
... Ho ricercato e ritrovato, alla dolorosa notizia della scomparsa di Ettore Rossi, una succinta scheda biografica pubblicata sul "Popolo di Roma” del 14 settembre 1937. Eccola:
 "Ettore Rossi è uno dei nomi più cospicui nel mondo architettonico italiano attuale: egli ha vinto concorsi, anche nazionali, di grande rilievo, come quelli per i Policlinici di Viterbo, di Modena, di Bolzano, e si è piazzato tra i migliori, con un gruppo di colleghi, nel più importante concorso di architettura, quello della Casa Littoria in Roma.
ll padiglione del turismo, che figura in modo singolare nell'ultima Triennale Milanese, si deve alla genialità piena di eleganza di Ettore Rossi che ha avuto pure I'incarico di preparare alcune sale nel magnifico palazzo che I'Italia ha eretto a Parigi per l’Esposizione Universale, e che è stato chiamato a far parte, insieme a Pagano, Piacentini, Piccinato e Vietti, della Commissione per lo studio del piano regolatore dell’Esposizione Universale che si terrà a Roma nel 1941 e 1942 ".

Arch. Ettore Rossi (sx)

Troppo succinta e’ ora per lui, questa scheda, perché prima e dopo del 1937, molti altri meriti aveva acquisiti, molti successi di altissimo rilievo aveva ottenuto.
Diplomatosi col massimo dei voti e la lode presso I'Accademia di Belle Arti di Roma, gli fu assegnato, nel 1914, un pensionato di architettura presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene.
Ufficiale di artiglieria nella prima guerra mondiale, si guadagnò una medaglia d'argento ed una di bronzo al valore militare. Tornò poi agli studi e si dedicò alla libera professione.
Per primo in ltalia, propugnò la teoria della costruzione di ospedali a monoblocco con andamento verticale e nel 1935 I'Associazione lnternazionale degli Ospedali lo nominava relatore ufficiale sul tema ”Come si progetta un ospedale moderno”.
Dal 1936 al 1943 fu membro del Consiglio Superiore di Sanità. Nel 1928 progettò e realizzò l’lstituto per ragazze madri per conto dell'ONMl e successivamente vinse il concorso nazionale per I'Ospedale tipo della Marina da Guerra; progettò e realizzò la Casa della Madre e del Bambino e la Sede dell'lstituto di Puericultura sempre per I'ONMl.
Arch. Ettore Rossi e Ministro LLPP
Dopo la seconda guerra mondiale, vinse il concorso nazionale per I'Ospedale Civile di Alessandria; nel 1951 il suo progetto fu prescelto per la Clinica Ostetrico Ginecologica dell'Università di Genova; vinse il concorso nazionale per I'Ospedale Clinico Universitario di Modena di ben 1270 letti, unico esempio in Europa di ospedale totalmente clinicizzato, tanto da essere meta di frequenti visite da parte di Commissioni italiane ed estere.
Ha progettato I'Ospedale Maggiore di Vercelli, inaugurato nel 1962, l’Astanteria Martini di Torino, la Colonia Sanatoriale di Coredo, la Clinica pediatrica dell'Università di Torino, I'Ospedale geriatrico di Verona, l’Ospedale Magalini di Villafranca, la Casa di Cura Valduce di Como, I'Ospedale Satellite di Borgo Roma a Verona, I'Ospedale al Mare di Venezia, I'Albergo Bernini di Roma, le Case-Albergo di Milano e molte altre opere, tra cui padiglioni per esposizioni internazionali.
Sono in corso di costruzione i suoi progetti per I'Ospedale di Bolzano, per I'Ospedale Santa Anna di Como, per I'Ospedale di Melegnano, per Ie Cliniche Universitarie di Messina, per I'Ospedale di Foggia, I'ampliamento dell'Ospedale Santa Croce di Fano.
Abbiamo perduto, con Ettore Rossi un concittadino eminente, che ha onorato I'ltalia, un figlio affezionato, che, malgrado le attività multiformi ed assorbenti, ha conservato un legame tenace e costante con la sua terra amatissima espressione, questa, di una commovente, quasi, struggente fedeltà.
E.C.
Un grazie per la onorata collaborazione della nipote, Isabella Rossi 

Preso spunto dall'articolo del giornale a suo necrologio ho cercato per singola voce i progetti e le opere eseguite dall'architetto Ettore Rossi.
Post aperto ad ogni apporto di modifica o integrazione. Ad ognuna un link esplicativo
1927 - Circolo Canottieri Tevere Roma
1928 - Collegio Pontificio del Verbo Divino - Roma
  ?        Collegio Americano del Nord in Roma
  ?        Collegio pontificio scozzese in Roma
  ?        Palazzo Zincone - Roma
  ?       Ville Bigelow, Boschi a Roma
  ?       Clinica Anglo-Americana in Roma
  ?       Azienda Monopoli a Roma
  ?       Ambasciata Inghilterra
1933 - Ospedale grande di Viterbo
1934 - Ospedale Clinico di Modena (vedi blog)
1934 - Monterotondo - O.N.M.I. - Opera Nazionale Maternità e Infanzia
1934 - Istituto Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Padova (progetto)
1935 - Padiglioni Ottica, Chimica, Turismo Italiani a Bruxelles
1935 - Triennale Milano - Padiglione Rugby
1935 - Ospedale di Bolzano
1936 - Piano regolatore e progetto ristorante E-42 (EUR)
1937 - Colonia IX Maggio per la gente di mare Rojo - L'Aquila
1937 - Concorso Casa Littoria in Roma (oggi Farnesina)
1937 - Progetto Grande Albergo Carretti a Roma
1937 - Mostra Nazionale Colonie Estive e Assistenza all'Infanzia
1938 - Ministero del'Africa Italiana (oggi sede FAO)
1938 - Dopolavoro Monopolio dello Stato
1940 - Ospedale della Marina Militare
1942 - Ospedale di Foggia
1943 - Hotel Bernini (ex Bristol) Roma p.za Barberini
1946 - Ospedale al Mare al Lido di Venezia
1947 - Collaborazione per le Case Albergo di Milano
1948 - Ospedale di Alessandria
1949 - Ospedale Martini di Torino
1950 - Ospedale di Vercelli
1951 - Progetto arredi Andrea Doria
   ?       Colonia Sanatoriale Coredo    
1954 - Ospedale Geriatrico di Verona
1958 - Ospedale Valduce di Como
1959 - Istituto di Medicina Legale, Reparto Mortuario e Chiesa - Modena
1960 - Istituto di Anatomia Patologica - Modena (solo progetto)
1961 - Ospedale San Giovanni Bosco di Torino
1963 - Ospedale Cardarelli di Campobasso
1965 - Ospedale Sant'Anna di Como
Anni 60 - Ospedale Melegnano

Si ringrazia chiunque conosca altri Progetti o Direzione Lavori eseguite dall'Architetto Ettore Rossi per ogni segnalazione ed informazione.

mercoledì 30 marzo 2011

L'architettura razionalista

L'architetto Ettore Rossi progetta il Policlinico di Modena  in un contesto storico architettonico atipico.
La corrente razionalista viene confusa e fraintesa spesso con architettura fascista; fu il neoclassicismo di regime che si sovrappose all'appena nato razionalismo ed alle tesi del MIAR. Non esiste politica nel giudizio estetico delle costruzioni, una architettura e' affascinante, bella  o squallida e  brutta, prescindendo dall'epoca storica (vedi molte costruzioni degli anni '50 e '60 libere da dittature politiche ma esteticamente squallide).
E una costruzione squallida rimane sotto gli occhi almeno quattro lustri; a volte e' meglio "non fare" piuttosto che "fare male"  e lasciare ai posteri il marchio della mediocrita'.
Ce lo ricorda in Passepartout il critico Philippe Daverio nei 3 video
Dal grande talento del'arch. Giuseppe  Terragni alla esportazione delle Super Mascelle in Francia e negli USA; un movimento architettonico italiano (fascista?, non fascista?, razionalista?) esportato e riconoscibile a Parigi e a Washington


Un altro talentuoso, l'architetto Marcello Piacentini, capogruppo nella progettazione dell'EUR, E42, nel cui gruppo fa parte anche l'architetto Ettore Rossi, di minor fama, per molti sopravvalutato nell'incarico di progettazione dell'E42  ma  di fatto parte progettuale nella pianificazione del comparto e nella  progettazione di un edificio, ancorche' marginale, il Ristorante ufficiale.


Da ultimo un esilarante Beppe Grillo opinionista sulla architettura moderna e, soprattutto, sugli architetti moderni

lunedì 28 marzo 2011

1928 - Arch. Le Corbusier - Movimento Italiano Architettura Razionale

Il manifesto dell'Architettura Razionale

1928 - 1931 La Villa Savoye
La villa altro non e' che  il manifesto dei cinque punti della nuova architettura formulati nel 1927 da Le Corbusier per teorizzare i principi fondamentali del Movimento Moderno:


- I pilastri
- Le terrazze giardino
- La pianta libera
- La finestra a nastro
- La facciata libera.

La finestra a nastro: "La finestra è una delle mete essenziali della casa. Il progresso porta una ventata di liberazione. Il cemento armato rivoluziona la storia della finestra. Le finestre possono snodarsi da un bordo all'altro della facciata."
La facciata libera: "I pilastri sono rientranti rispetto alle facciate, all'interno della casa. Il pavimento prosegue in aggetto. Le facciate non sono altro che membrane leggere di pareti isolanti o finestre. La facciata è libera; le finestre possono snodarsi ininterrottamente da un bordo all'altro della facciata".
I pilastri: "La casa su pilastri! La casa sprofondava nel terreno: vani bui e spesso umidi. Il cemento armato ci da i pilastri. La casa si libra nell'aria, lontana dal terreno: il giardino passa sotto la casa, sul tetto."
Le terrazze giardino: "Il cemento armato è il nuovo mezzo che consente di realizzare coperture omogenee. Il cemento armato si dilata enormemente. La dilatazione determina la fessurazione dell'opera nei momenti di brutale ritiro. Anzichè cercare di scaricare repidamente le acque piovane, sforzarsi, al contrario, di mantenere un'umidità costante sul cemento della terrazza e, di conseguenza, una temperatura regolare a livello del cemento armato. Misura protettiva particolare: sabbia ricoperta di spesse lastre di cemento con giunti divaricati, tali giunti sono seminati a erbetta."
La pianta libera: "Fin qui: muri portanti; partendo dal suolo, si sovrappongono, formando il pianterreno e i piani, fino al sottotetto. La pianta è schiava dei muri portanti. Il cemento armato conferisce alla casa una pianta libera! I piani non si sovrappongono più con tramezzature. Sono indipendenti."

Così Le Corbusier descrive la villa: "I singoli pilastri del pianterreno, grazie a una giusta disposizione, ritagliano il paesaggio con una regolarità il cui effetto è quello di abolire qualsiasi nozione di "davanti" o di "dietro" della casa, di "lato" della casa. La casa è una scatola sospesa nell'aria, interamente e ininterrottamente cinta da una finestra a nastro...La scatola si trova in mezzo ai prati....
I pilastri, nuovi elementi portanti all'interno della gabbia strutturale in cemento armato, permettono di ottenere grandi spazi, estremamente luminosi grazie alle finestre a nastro. La villa è esempio di libertà e flessibilità planimetrica."


Nel 1928 in Italia il Gruppo 7 (formato dagli architetti Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnola, sostituito l’anno dopo da Adalberto Libera con nche Giuseppe Pagano, pur non aderendo direttamente al gruppo ne sostenne le posizioni, condividendo le tesi del movimento) si ampliò con la fondazione del MIAR (Movimento italiano architettura razionale), che comprendeva una cinquantina di architetti divisi per ambito regionale.
L'architettura razionale si rivolgeva in modo del tutto consapevole alla ragione dello spettatore. Doveva comunicare purezza, sapere e conoscenza. Dall’uso costante della razionalità, dalla perfetta rispondenza dell'edificio agli scopi che si propone, si era certi dovesse risultare, appunto per selezione, lo stile.
1. La prima esigenza in ogni edificio era il raggiungimento della migliore utilità possibile
2. I materiali impiegati e il sistema costruttivo devono essere subordinati a questa esigenza primaria.
3. La bellezza consiste nel rapporto diretto tra edificio e scopo, caratteristiche dei materiali ed eleganza del sistema costruttivo.
4. L'estetica di tutto l'edificio è nel suo insieme senza preminenza di facciate o piante o particolare architettonico.
5. Ciò che è funzionale è anche bello.
6. Come le parti vivono nell'unità dei rapporti reciproci, così l’edificio vive nel rapporto con gli edifici circostanti.
7. La casa è il prodotto di una disposizione collettiva e sociale.

Negli anni trenta l'architettura razionalista cedette il posto all'architettura "neoclassica" di Marcello Piacentini, con cui Ettore Rossi collaboro' diverse volte trasformandosi cosi' in un post-razionalista

venerdì 25 marzo 2011

1933 - La Commissione Giudicatrice del Concorso

 
1933 - La Commissione Giudicatrice

1) Avv. Umberto Monari, Presidente della Congregazione di Carita’ di Modena - Presidente
2) Prof. Ruggero Balli - Rettore dell’Universita’ di Modena - Membro
3) Prof. Piero Gall - Direttore dell’Ospedale di Trieste - Membro
4) Dr. Ing. Gino Steffanon, Specialista Costruzioni Ospedaliere - Membro

Dalla Amministrazione di Pisa, l'ing. Gino Steffanon contribui’ alla progettazione ed esecuzione degli edifici delle prime colonie marine del Calambrone - Pisa (vedi acquerello), realizzate tra il 1932 e il 1940; la Colonia Vittorio Emanuele III, fu direttamente progettata dall’ingegnere Gino Steffanon dell’Amministrazione Provinciale di Pisa nel 1933 e realizzata tra il 1934 e il 1938


5) Dr. Ing. Giuseppe Stellingwerff, Rappresentante Sindacato Nazionale Fascista ingegneri - Membro


Specialista del cemento armato, della antisismica e della difesa aerea, dalla Scuola Superiore d'Ingegneria (Regio Politecnico di Milano) – Scuola di Specializzazione per le Costruzioni in Cemento Armato, l’Ing. Giuseppe Stellingwerff, che scrisse :
- Stellingwerff Giuseppe. COSTRUZIONI ANTISISMICHE (COME VINCERE I TERREMOTI). Milano, Hoepli, 1932.
- GIANNUZZI-SAVELLI Alfredo - STELLINGWERFF Giuseppe - Protezione anti-aerea di Roma. Roma, Ist. Studi Romani, 1938,
-  Stellingwerff Giuseppe La protezione antiaerea nel quadro del Piano Regolatore di Roma imperiale
- Stellingwerff Giuseppe PROTEZIONE DEI FABBRICATI DAGLI ATTACCHI AEREI con particolare riguardo alle applicazioni del cemento armato - Hoepli 1944

giovedì 24 marzo 2011

1933 - I progetti concorrenti


30 Novembre 1933 - XI
I Progetti Concorrenti


Furono 29 i progetti pervenuti entro le ore 17.00 del 30 Novembre 1933 - XI; eccoli in ordine alfabetico con i motti identificativi



1. Ad novum
2. Alfa
3. Aurea
4. C. 2 M. 2 Z
5. Cà Granda
6. Credere
7. Etruria
8. GR. PB. 1933
9. Humanitas
10. Igea
11. M. A. S.
12. Meridiana face
13. Miseris succurrere disco
14. Modena
15. Ne desis operae
16. Nel centenario di Ramazzini
17. Non c’e’ rosa senza spine
18. Nosokomeion
19. Omega
20. Patet omnibus
21. Pietas
22. Quod felix...
23. Roma
24. Salus vis vitae
25. Scientia et caritas
26. Se avanzo seguitemi
27. Sic vos non nobis
28. Spem et charitatem ferentes
29. Usque ad finem

giovedì 24 febbraio 2011

Progetto - Se avanzo seguitemi - Vincitore

Se avanzo seguitemi - Progetto vincitore - Arch. Ettore Rossi

A seguire, parte della relazione esplicativa del progetto dell’Arch. Ettore Rossi, vincitore del concorso, scritto in un Italiano pieno di retorica da altri tempi, ma significativo della impostazione progettuale.

Per l'Ospedale Clinico di Modena erano originariamente previste n. 3 torri con la piu' importante alta 42 metri, ossatura in acciaio, dieci piani, copertura a terrazzo, con l’accesso di servizio su Jacopo Barozzi, i trasporti mortuari sulla via Emilia e l’accesso principale verso la citta’.

Dalla Relazione di progetto del progetto vincitore dell'Arch. Ettore Rossi - Se avanzo seguitemi
(...) L'impostazione dei vari problemi, segue alcuni concetti che sono per noi tecnici moderni, assolutamente basilari:
• L’Ospedale clinico e’ un Istituto per malati acuti
• E' un Centro scientifico di ricerche e di studi
• E' un Centro assistenziale, profilattico e sociale.
• Non e’ un convalescenziario
• Non e’ un gerontocomio
Deve permettere una perfetta efficienza dei servizi ed un basso costo di gestione
Non debbono dominare i romantici concetti del giardino all’inglese ed all’italiana; dei viali fronzuti e dei verdi boschetti.
Non ci sono soldi per questi inutili lussi.
Cio’ che conta e’ curare e guarire gli ammalati.
Curare e guarire nel piu’ breve tempo possibile per ragioni di economia e per lasciare posto agli altri che vogliono entrare.
Cio’ che conta e’ dare una completa e perfetta educazione a quelli che saranno i medici del domani.
Cio’ che piu’ ad un ammalato interessa non sono i fiori ne’ le aiuole, che il piu’ delle volte esistono solo il giorno della inaugurazione dell’Ospedale e se esistono non sono mai messi sotto gli occhi del malato che, tra l’altro, non se ne interessa affatto ed ha per suo panorama il soffitto della corsia.
Cio’ che interessa all’ammalato e’ l’avere una pronta, sollecita, efficiente, competente, sempre pronta assistenza, sia del medico che degli infermieri; un vitto sano, appropriato, alla giusta temperatura e cottura.
Non un rancio, ma una dieta(...)
Dobbiamo ancora alla cortesia dell’Architetto Ettore Rossi, 1° classificato in tale concorso, la pubblicazione delle seguenti notizie sulle principali caratteristiche tecnico-edilizie del progetto vincitore e la riproduzione di alcune piante e disegni assonometrici del nuovo stabilimento.    Ipse dixit.                                                        

ll bando di concorso nel fissare il numero delle cliniche e degli istituti che dovevano essere compresi nell'ospedale, ha chiaramente indicato che nello studio della soluzione si dovesse tenere in gran conto, compatibilmente alle esigenze ed ai requisiti di un moderno ospedale, il minor costo di gestione.
E’ inutile qui ritornare su concetti già da altri chiaramente espressi sul nuovo orientamento della tecnica ospedaliera e sulla preferenza che oggi viene data alla disposizione verticale in contrasto a quella orizzontale sino a poco tempo fa in grande auge.
Nella soluzione prescelta sono in pieno applicate le teorie sulla completa centralizzazione delle cliniche e dei servizi, giacché è soltanto attraverso un’intima colleganza fra questi due elementi che si possono ottenere i bassi costi di gestione oltre ad altri numerosi vantaggi di indole funzionale.
Il complesso ospedaliero risulta raccolto cosi in tre soli fabbricati: l'«Ospedale Clinico»; l'«Ospedale Sanatoriale»; gli «Istituti di Anatomia e Servizio Mortuario». Sono evidenti le ragioni che determinano l'isolamento degli «Istituti di Anatomia», mentre, per quanto riguarda l'Ospedale Sanatoriale la netta separazione dal resto delle cliniche è determinata da ragioni sanitarie, psicologiche ed amministrative essendo spesso questi Istituti gestiti con amministrazione speciale. Partiti da questi concetti fondamentali, la soluzione relativa alla sistemazione dell’Ospedale Clinico rappresentava le maggiori difficoltà distributive e quindi questo edificio è quello che più di ogni altro ha meritato il più attento studio.
Trattandosi di Ospedale clinicizzato, un concetto basilare del progetto è quello che ha determinato la creazione di due zone perfettamente distinte" sebbene perfettamente collegate: la Zona di Degenza e la Zona Filtro. Nella « Zona di Degenza» sviluppantasi verso sud, sono raccolti gli ammalati; nella Zona Filtro sviluppantasi verso nord, sono raccolte le sale diagnostiche e di ricerca, quelle di cura ed operatorie, le Facoltà con le Aule ed i laboratori, le direzioni e gli archivi clinici, così da lasciare all'Ospedale propriamente detto la necessaria autonomia e tranquillità pur restando gli ammalati a disposizione e presso il centro didattico.
Questa interessante concezione caratterizza il progetto e lo rende assai più vicino alla perfetta soluzione di quanto non siano giunti gli altri ospedali clinici centralizzati sin ora costruiti e che si trovano tutti nell'America del Nord. Il fabbricato è a nove piani nei quali le cliniche sono sviluppate in piano e soprapposte le une alle altre in modo da creare colonne verticali per ciascun reparto o servizio con evidenti vantaggi dell'orientamento, della funzionalità, e dell'economia.
Altro concetto base è stato quello tendente ad unificare, e quindi semplificare, rutti i servizi comuni al centro ospedaliero (amministrazione e segreteria, ricerche ed analisi, cure speciali, radioscopia, elettroterapia ecc., cucina e lavanderia, riscaldamento e condizionamento).
Le cliniche generali sono sistemate al centro dell'edificio e quelle speciali nei corpi laterali. La « Zona di Degenza » è rivolta a sud con separazione per ciascuna clinica del reparto donne da quello uomo e da quello bambino, creando i reparti per pensionanti a diretto contatto con la relativa clinica. La Zona Filtro è rivolta a nord con costante distribuzione dei diversi elementi che la compongono (direzione, assistenti, archivio, sale diagnostiche, operatorie e di cura, laboratori per professori, medici, studenti, aule di lezione e dimostrative).
Ciascuna clinica ha speciali gruppi di locali di servizio ben collegati con il centro distributivo delle medicine, dei viveri e della biancheria in modo tale che il servizio sia facile e celere usando allo scopo montacarichi e montavivande, Questi locali sono però ben isolati dalle corsie in modo da evitare rumori, odori, promiscuità. La disposizione degli impianti igienici è tale da evitare ai malati l'attraversamento dei corridoi per recarsi ai gabinetti ed ai bagni eliminando quel confuso, poco estetico ed anti-igienico traffico fuori dalle corsie. Una speciale attenzione è stata posta alla disposizione degli ambulatori giacché non si è ritenuto conveniente di applicare un concetto unico indipendentemente dall’importanza del servizio ambulatoriale a cui è chiamata ogni clinica. Seguendo quindi la massa di lavoro di ciascun ambulatorio e dando ad esso la disposizione più appropriata per eliminare spese e spostamenti inutili, ne è risultato che le grandi cliniche (Medicina, Chirurgia, Ostetricia, Pediatria) hanno gli Ambulatori riuniti e situati al piano-terreno giacché, ai molti malati che dovrebbero salire vari piani, corrisponde un maggior numero di medici, infermieri, suore ecc. Quindi: il medico va dagli ammalati; mentre, per le piccole cliniche si è sistemato l'ambulatorio presso ciascuna clinica giacché i pochi ammalati debbono salire due o tre piani ed i medici in minor numero debbono alle volte disimpegnare quasi contemporaneamente anche il servizio interno dell'ospedale.
Quindi: pochi infermi vanno dal medico. Una condizione indispensabile in un moderno ospedale è quella di essere concepito in modo da poter nel futuro ampliare o modificare una clinica od un reparto di essa; senza dover ampliare cliniche od altri reparti. Perciò nello studio del nostro ospedale si è fatto corrispondere ad ogni clinica ampie terrazze da poter poi sopraelevare.
La stessa struttura del fabbricato, che è prevista in acciaio con pareti divisorie leggere e facilmente spostabili, rende questa condizione di flessibilità assai facile e conveniente.
Va aggiunta l'altra qualità che permette una netta separazione del reparto didattico da quello ospedaliero sia dall’ingresso che è unico sia per gli ammalati, gli studenti ed i visitatori ma è disposto e studiato in tal maniera da evitare ogni promiscuità e sovrapposizione dei diversi traffici.
L'« Ospedale Sanatoriale segue i concetti applicati nell'Ospedale Clinico, mentre gli Istituti di Anatomia » sono disposti in tale maniera da rendere ben separato e distinto in ogni Istituto il servizio ospedaliero da quello didattico. Il problema architettonico è mantenuto perfettamente aderente alle esigenze funzionali e dandosi la maggior cura all’orientazione ed alla distribuzione dei vari reparti e servizi di modo che lo studio planimetrico di ciascuno di essi è perfettamente conforme alla necessità del servizio, senza affatto seguire alcuna deviazione od alterazione in dipendenza di concetti di pura polemica estetica, applicata sia alle piante come all’elevazione.
Poiché in un ospedale non vi è nessuna necessità di fare del monumentale creando la facciata II con ingresso a colonnati, il carattere esterno svela con la sua linea semplice e moderna l’interna funzione di ciascuna massa architettonica. Abbiamo quindi grandi superfici vetrate a nord per illuminare, con luce fredda e costante, i laboratori, le sale di cura e di operazione, le aule, mentre a sud appropriate finestrature assicurano piena e perfetta ventilazione e luminosità senza rendere le corsie e le camere quasi inospitali nella calda estate.
La disposizione dei fabbricati sul terreno è semplice e logica: l'Ospedale Sanatoriale II all'estremo lato sud. L'«Ospedale Clinico» trasversalmente nella zona più ampia. Gli Istituti di Anatomia verso nord.
Un ingresso principale è rivolto verso la città, due ingressi di servizio su Via Jacopo Barozzi, mentre un’uscita su Via Emilia servirà per i trasporti funebri, trovandosi il Cimitero in quei pressi. Ampie zone sono destinate a giardino o a futuri ampliamenti.

ARCH. ETTORE ROSSI.

Il progetto di Ettore Rossi risulta vincitore per i seguenti motivi :
"...presenta moltissimi pregi di concezione unitaria, di distribuzione, di ottima esposizione, di organizzazione, di servizi e di separazione fra i reparti di degenza e quelli d'insegnamento e risponde perfettamente alla ricordata prescrizione di minor costo di gestione. Esso ha sobria dignita' di forma e la sua parziale notevole altezza e' mitigata e quasi non appare, perche' il corpo centrale elevato si stacca armonicamente da avancorpi minori...."
Il progetto vincitore ma non il progetto migliore; hanno avuto peso l'assenza di architetti in Commissione, il peso politico di Ettore Rossi, la precedente e vicina aggiudicazione di altro bando per ospedale (Viterbo), altri due incarichi per ospedali che ne facevano un nome di spicco nella specialita'. Rivediamolo. La Commissione, nel 1934, li chiama ...avancorpi minori da cui si stacca il corpo centrale..., adesso, nel 2010, si chiamano corpi da speculazione edilizia ad alto rischio sismico con scarso rispetto dei vincoli urbanistici.
Facile rilevarlo ma occorre tenere conto che i parametri di valutazione di un progetto dopo 77 (settantasette) anni sono diventati terribilmente arcaici.
Sic stantibus rebus.
Occorre tenere conto anche dell'estrema bellezza simbolica ed architettonica degli istituti Anatomici, sinceramente marginali come importanza, ma di notevole particolarita'.
Il voto si alza ma non raggiunge l'eccellenza






martedì 22 febbraio 2011

Progetto Miseris succurrere disco - 2^ premio

Altra critica ai lavori della commissione fu l'assenza di architetti, tant'e' che il secondo premio, Miseris succurrere disco,   fu vinto da un progetto ancora impostato sui vecchi canoni dei padiglioni con somme critiche d'epoca
Il gruppo di progettisti era di Milano ing. Arturo Braga e Giuseppe Casalis.

Progetto degli ingegneri A.Braga - G. Casalis - II^ premio - Il loro commento
Nella compilazione di questo progetto abbiamo creduto opportuno fare nostre le conclusioni del Solfazzo (Ospedale Maggiore 1933 n. 8) che coincidono con le conclusioni esposte anche dal Ronzani (cfr. Atti del Sind. Ing. di Milano). Ci siamo perciò attenuti al concetto di ridurre al minimo il numero dei fabbricati, sviluppando questi in altezza e di accentrare il più possibile i servizi. Pur ritenendo che la massima economia di esercizio fosse raggiungibile attraverso l'adozione di un solo edifizio di un numero considerevole di piani, tuttavia abbiamo pensato che più opportuno fosse non esagerare in tal senso. Gli edifizi con più di 6•8 piani sono da noi eccezionali anche nelle città maggiori; conducono ad un notevole agglomeramento di infermi, e questo porta un senso di disagio a quelli che non siano già a ciò abituati dalla vita consueta; presentano inconvenienti costruttivi talvolta notevoli nelle Fondazioni, Pertanto, malgrado gli imponenti esempi americani di Ospedali «grattacielo» e il recente esempio continentale dell'Ospedale' della Città di Parigi, a Clichy (14 piani), abbiamo progettato un complesso di edifizi di non più che 7 piani. Questo comprende vari corpi di fabbrica, dove sono sistemate tutte le cliniche e, nella parte centrale, al piano terreno abbassato, la Cucina, la Farmacia, il guardaroba; al piano rialzato, gli ambulatori, l'Istituto radiologico e Terapia Fisica.
Staccati da questo « Blocco Principale» abbiamo tenuto la centrale termica, la lavanderia e gli alloggi delle suore ed infermiere, nonché gli Istituti anatomici, l'Amministrazione, il reparto accoglimento d'urgenza dei malati mentali (quindi rumorosi) e l'autorimessa per i veicoli dell'ospedale e dei medici.
Per considerazioni urbanistiche (forse più formali, del resto, che essenziali) ma più per una ragione di prestigio, quasi di orgoglio cittadino, si presentava seducente la soluzione planimetrica comportante l'ingresso principale dell'ospedale clinico dalla via Emilia: sì che al viaggiatore che giunge o transita per Modena avesse, ad imporsi la massa della nuova opera, monumento e documento dell’operosità e dello spirito di iniziativa e di assistenza dei modenesi. . .
Non è senza qualche rammarico che dopo aver meditato varie soluzioni di massima imperniata su quel concetto, e avete di esse riconosciuto i non evitabili difetti, si è accettato come indispensabile l'ingresso dalla via Jacopo Tarozzi. La via, allargata con la copertura del vicino canale, è più che sufficiente a smaltire anche il traffico portato dal nosocomio: e il piazzale predisposto in corrispondenza dell'ingresso, mentre permette la sosta delle macchine, assicura anche al padiglione frontale una buona visibilità dell'esterno.
I vantaggi plani metrici e architettonici sono indiscutibili; di essi metteremo in rilievo:
a) la maggior indipendenza planimetrica del blocco principale le cui esigenze era giusto dovessero prima di ogni altra cosa essere tenute presenti;
b) la possibilità di collocare gli uffici di accettazione, di Direzione e Amministrazione in un punto prossimo al baricentro del blocco principale, abbastanza vicino quindi ai servizi che più si avvantaggiano in una diretta sorveglianza (cucina, guardaroba, Iavanderia , ecc.);
c) la possibilità di tenere tutte le fabbriche lontane dal rumore della via Emilia.
La necessità di contenere la spesa entro i limiti stabiliti dal bando di concorso, entro una cifra cioè che, in l'apporto alle esigenze di un Ospedale Clinico e al numero dei degenti si deve riconoscere modesta, ha imposto l'abbandono di ogni elemento non diciamo superfluo, ma soltanto non indispensabile .
Così abbiamo dovuto affidare alla sola imponenza delle masse la monumentalità degli edifici progettati, abbandonando la tradizione italica che ha fatto in passato della maggior parte degli Ospedali Italiani veri monumenti architettonici.
Dati igienici e caratteri comuni ai vari edifici:
L'attuale piano di campagna è notevolmente basso rispetto alle strade limitrofe e per evitare di affondarci con i fabbricati abbiamo ritenuto opportuno portare il piano dei marciapiedi almeno ad un metro al di sopra del suddetto piano: questa disposizione ci permette inoltre di, avere i pavimenti dei seminterrati a quota non inferiore ai 50 cm. a
quella dell'attuale piano di campagna con garanzia, quindi, delle infiltrazioni di acqua che sarebbero inevitabili a profondità maggiori data la natura geologica del terreno.
Il piano del terreno è sopraelevato di m. 1.50 perché in esso si trovano i malati; questa altezza permette di ricavare delle buone 'finestre per l’illuminazione e ventilazione dei sottostanti semi-interrati.
L'orientamento di quasi tutte le carriere di degenza è quella a mezzogiorno, tranne' alcune isolate ed i pochi letti del reparto accoglimento d'urgenza dei malati mentali per i quali - per ragioni planimetriche - abbiamo adottato un’esposizione intermedia, escludendo, in tutti i modi, l’orientamento a nord.
L'altezza netta dei vari piani è di m. 4,00, la larghezza dei corridoi di m. 3,00
La cubatura per letto non è mai al disotto dei 30 mc. la superficie delle finestre per le camere di degenza non meno del quinto di quella del pavimento.
l caratteri comuni alle altre sezioni di malati sono i seguenti:
Le camere a sei letti sono munite nella parte verso il corridoio di sei armadietti e di due lavabi disposti simmetricamente rispetto alla porta in modo da non arrecare nessun disturbo ai malati.
Descrizione dell’assieme e delle singole Cliniche - Ripartizione 'dei letti.
Ci siamo attenuti scrupolosamente a quanto stabiliva il Bando di Concorso tranne che per la Clinica Radiologica ed il Centro dei tumori maligni per i quali abbiamo lievemente ridotto il totale dei letti come da consiglio avuto dal Magnifico Rettore Prof. Balli. I pochi letti - in tal modo - guadagnati, per conservare il complessivo di 800, li abbiamo ripartiti fra la Clinica Otorinolaringoiatrica e Odontoiatrica e la Clinica Ortopedica Traumatologica che diversamente avrebbero avuto un troppo esiguo numero di degenze per costituire, sia pure, un piccolo reparto.
Non riteniamo di dover descrivere dettagliatamente ciascuna Clinica, essendo i disegni molto chiari, per cui ci limiteremo ad una descrizione sommaria.
Il « blocco principale » che appare subito dopo il palazzo d'Ingresso, risulta costituito da due ali: sinistra e destra e da un corpo centrale collegato con esse.

A. - Nell'ala sinistra sono sistemate:
l) La Clinica Medica. che occupa i primi due piani oltre al tratto di collegamento con il corpo centrale, al piano rialzato del quale sono sistemati i Iaboratori e la biblioteca ed al primo piano l’aula per lezioni. I malati sono ripartiti nel numero di sessanta per piano diviso in maschi e femmine.
2) La Patologia medica al secondo piano con al centro i laboratori e la Direzione, a destra ed a sinistre. i malati maschi e femmine. L'aula, allo stesso piano di quella della Clinica Medica e serve anche per la Clinica Neurologica.
3) La Clinica Neurologica al terzo piano: anch'essa ha i laboratori e la direzione al centro come per la sottostante Patologia medica.
4) Reparto per la sottostante Patologia medica, Tubercolotici al quarto e al quinto piano con accesso al piano rialzato verso mezzogiorno, completamente separato e con montalettighe esclusive del reparto. I cento letti sono distribuiti cinquanta per piano e tutti e due i piani sono arretrati rispetto a quelli sottostanti per dar luogo a due ampie terrazze prospicienti le camere dei malati.

B - Nell'ala destra sono sistemate:
l) La Clinica Chirurgica che occupa i primi due piani oltre al tratto di collegamento con il corpo centrale, dove sono sistemati, come per la Clinica Medica, al piano rialzato i laboratori e la biblioteca ed al primo piano l'aula per le lezioni.
I malati sono ripartiti in asettici al piano rialzato e settici al primo piano.
Verso nord, in un corpo staccato ma comunicante col padiglione sono sistemati i due quartieri operatori settico ed asettico e un'ampia sala attigua alla camera operatoria per dimostrazioni agli studenti.
2) La Patologia Chirurgica al secondo piano con l'Aula attigua all'aula di Clinica Chirurgica, il quartiere operatorio sovrastante quello della Clinica Chirurgica, laboratori e direzione al centro del piano.
3) Clinica Ostetrica - Ginecologica - Maternità: occupa il terzo e quarto piano parzialmente sopraelevati con l'aula al terzo piano e con accesso degli studenti direttamente dall'esterno e senza nessun intralcio di servizi.
Al terzo piano sono sistemate le puerpere sane e le gestanti sane, il quartiere Parti ed al centro del piano, la Direzione, una sala per neonati e alcune camere per le levatrici.
Al quarto piano le puerpere malate e le gestanti malate oltre una sezione di ginecologia e alcune camere per le allieve esterne e interne.
In questo piano sono anche i laboratori ed il quartiere operatorio con due sale attigue per le operazioni settiche ed asettiche.
Abbiamo ritenuto opportuno staccare da questo reparto quei pochi casi di isolamento ostetrico che abbiamo sistemati (4 letti) all'ultimo piano del corpo di fabbrica dei quartieri operatori e Con accesso a mezzo scala indipendente.
Questo piccolo reparto ha una sala di medicazione e tutti i servizi necessari.
1) Clinica Pediatrica Occupa il quinto piano e il sesto, quest'ultimo ancora parzialmente sopraelevato. Al quinto piano, dove si trovano l'aula per le lezioni e le camere per gli assistenti e studenti, abbiamo internati i bambini della seconda infanzia divisi per sesso ed al centro un gruppo di lattanti e la Direzione, mentre al sesto piano i bambini della prima infanzia ed i laboratori.
In entrambi i piani abbiamo previsto delle camere di isolamento formate da box di vetro per quelle forme sospette di contagio. Prospiciente le camere di degenza si sviluppano ampie terrazze per la cura dell'aria e del sole.

C. - Corpo centrale: Esso si presenta in forma di un H nelle cui braccia longitudinali sono sistemate le seguenti cliniche:
l) La Clinica Radiologica ed il Centro dei tumori maligni nel braccio di destra al primo piano sopra l'Istituto Radiologico;
L'Aula per le lezioni, che fa servizio anche per la Clinica Oculistica e per la Clinica Otorinolaringoiatrica (secondo e terzo piano) è situata di fianco a quella di Clinica Chirurgica nel braccio di collegamento fra questo corpo centrale e l'« ala destra ».
2) La Clinica oculistica che occupa il secondo piano sopra la Clinica Radiologica, ha al centro la Direzione ed i laboratori, e nel braccio trasversale dell'H il quartiere operatorio ed all’estremità una piccola sezione di 6 letti di isolamento.
3) La Clinica Otorinolaringoiatrica che occupa il terzo piano sopra la Clinica Oculistica si compone di 22 letti distribuiti a sinistra, a destra mentre nel braccio trasversale dell'H e precisamente sopra il quartiere operatorio dell'Oculistica, il quartiere operatorio formato da una camera per le operazioni asettiche ed annessi e da una sala per le medicazioni e le operazioni settiche.
4) La Clinica Dermosifilopatica nel braccio sinistro dell'H occupa due piani e cioè il primo ed il secondo. Nel primo abbiamo sistemati gli affetti da malattie della pelle e la Direzione e nel secondo gli affetti da malattie veneree ed i laboratori.
Nel braccio di collegamento di questo corpo centrale con l'ala sinistra, l'Aula per le lezioni comune con la Clinica Ortopedica Traumatologica che si trova al terzo piano.
5) Clinica Ortopedica Traumatologica che occupa il terzo piano sopra la Clinica Dermosifilopatica; si compone di 22 letti distribuiti a sinistra e a destra mentre nel braccio trasversale dell'H attiguo al quartiere operatorio dell’Otorinolaringoiatria è stabilito il quartiere operatorio con una sala per apparecchi gessati.
Sempre in questo corpo centrale, come si è avuto campo di accennare al principio di questo capitolo, sono sistemati al piano rialzato verso l'ingresso gli Ambulatori che occupano le due braccia del padiglione per metà estensione, mentre dalla parte opposta per L'altra metà abbiamo sistemati nel braccio di destra l'Istituto, Radiologico, in quello di sinistra e centrale le Cure fisiche, la Direzione e Biblioteca.
Un cenno particolare merita l’ubicazione degli Ambulatori studiata in modo da evitare i due inconvenienti che solitamente si riscontrano nei Policlinici dove essi sono sistemati in un edificio a sé -il più delle volte all'Ingresso - con evidente inconveniente per l'accesso del' medici e del personale, oppure disseminati nelle rispettive cliniche con l'inconveniente dell’inversione da parte del pubblico « esterno» dell'area dell'ospedale (viali, giardini, ecc.) che dovrebbe essere riservata semplicemente ai malati. Noi abbiamo sistemati gli Ambulatori in modo, da realizzare il vantaggio del primo sistema di non avere pubblico “esterno” dentro il Policlinico e quello del secondo di avere cioè ogni clinica il proprio ambulatorio - come suol dirsi - a portata di mano.
Il piano sottostante a questo è per metà (la parte verso l'ingresso) seminterrato e l'altra metà scoperto in modo che gli ambienti della cucina e della farmacia vengano a risultare completamente fuori terra e i carri possano facilmente accedere ad essi direttamente a mezzo rampa.
A sinistra abbiamo sviluppato il servizio di Cucina che si compone di una Cucina generale, di una Cucina dietetica e di una Cucina fredda e pasticceria oltre tutti gli altri locali necessari; a destra, la Cucina del latte e la Farmacia. Al centro è l'arrivo di tutte le merci e derrate, l'Ufficio di pesa e controllo dell'Economato.
Sempre in questo piano, nelle due braccia verso l'ingresso, abbiamo sistemati a sinistra tutti i magazzini dell'economato ed a destra il guardaroba con i locali di rammendo e stirerie.
Da questo piano i carrelli raggiungono rapidamente i locali sui quali danno i montacarichi dei vari reparti per distribuire a mezzo di essi biancheria, vitto, medicinali, e raccogliere tutti i rifiuti in genere per portarli alle rispettive destinazioni a mezzo dei cunicoli previsti ed ubicati, in modo da non creare intralci di movimento.

Palazzo d'Ingresso
E' costituito da tre piani di cui l'ultimo parzialmente sopraelevato.
Il grande Atrio centrale che occupa due piani divide il Palazzo nettamente in due parti in una delle quali, quella di sinistra, abbiamo sistemati la Direzione medica, la Cassa e Ragioneria, l'Economato, l'Ufficio Tecnico e ai piani superiori tre appartamenti per il personale dirigente. Mentre in quella di destra, l'Accettazione il Pronto Soccorso al piano rialzato, l'alloggio per 10 medici al primo piano e l'alloggio dei medici di guardia al piano superiore.
Al secondo piano, che si estende sopra l'atrio ed in parte lateralmente ad esso abbiamo sistemati il salone delle Adunanze, la Segreteria, la Presidenza, l'Archivio ed il Protocollo.

Padiglione Chiesa Alloggi Suore ed Infermiere - Centrale termica - Lavanderia e Stazione di disinfezione.
Questo padiglione può considerarsi come due edifici attaccati: uno anteriore, dove abbiamo sistemato la Chiesa, l'alloggio delle suore al primo piano. e quello delle infermiere al secondo e terzo; l'altro posteriore formato dalla lavanderia, a destra collegata con una piccola stazione di disinfezione e la centrale termica a sinistra.


Istituti di Anatomia Patologica - Anatomia Normale e Medicina Legale - Reparto mortuario:
Si compone di due edifici staccati, comunicanti per via sotterranea fra loro e con i restanti padiglioni del Policlinico e precisamente l'Istituto anatomo-patologico ed il reparto mortuario.
Nel primo sono raggruppati:
a) l'Istituto di Anatomia Patologica;
b ) l'Istituto di Anatomia Normale;
c) l'Istituto di Medicina Legale;
che hanno in comune semplicemente l'Anfiteatro anatomico al piano rialzato e i depositi dei cadaveri al seminterrato. Per il resto sono completamente indipendenti.
Sul grande atrio d'ingresso danno tutti e tre gli accessi ai rispettivi Istituti e precisamente all'Istituto di Anatomia Patologica che occupa tutto il piano rialzato; a sinistra all'Istituto di Medicina Legale che occupa l'ala sinistra del padiglione per il primo piano e parzialmente il secondo, nel quale trova sistemazione anche il grande Museo Anatomo-Patologico.
Un unico montacadaveri ubicato al centro dell'edificio fa servizio per tutti e tre gli Istituti. Al seminterrato che si estende per tutto il fabbricato sono sistemati i depositi dei cadaveri e l'osservazione distinti per uomini e donne, ed una piccola sezione di deposito di infetti. Nell'ala destra di questo piano abbiamo sistemato lo Stabulario che fa servizio per tutto il policlinico al quale si accede direttamente dall’esterno.
Il Reparto Mortuario si compone di due piani oltre il seminterrato, dove ha luogo la vestizione e l'incassamento del cadavere che arriva direttamente dal deposito.


Ing. Arturo Braga - Ospedale San Carlo Borromeo
L'ospedale, inaugurato nell'anno 1967 e realizzato in soli quattro anni, è stato progettato dall'ingegnere Arturo Braga, capo ingegnere dell'ufficio progetti dello Ospedale Maggiore. La chiesa è stata progettata dall'architetto Giò Ponti, consulente architettonico per l'intero complesso. La struttura dell'Ospedale San Carlo Borromeo è costituita da un monoblocco, suddiviso a sua volta da più blocchi di degenza denominati settori A, B e D collegati tra di loro tramite un corpo centrale e da un secondo edificio di forma quadrilatera (settore contrassegnato con C) di quattro piani riunito al monoblocco per uno degli angoli in modo da formare un complesso unico.

Ing. Giuseppe Casalis - MILANO - ATM
Rimessa e officina per filivie ATM, Viale Zara - Milano
Committente: ATM Milano
Progettista: Ing. Giuseppe Casalis
Anno: 1940/41

lunedì 21 febbraio 2011

Progetto Patet Omnibus - 3^ premio

Patet Omnibus il progetto realizzato dal modenese ing. Remigio Casolari, si classifica terzo; in seguito lo stesso ingegnere collaborera' in fase di Direzione dei Lavori con l'arch. Ettore Rossi, in particolare nella esecuzione delle fondazioni.
Nato a Modena nel 1894 morto a Sirmione nel 1968, si laurea nel 1913 a Bologna.
A Modena progetta il Campus Universitarioin Via Campi, realizzato nei primi anni '60. Attivo nella Amministrazione nel periodo fascista con il ruolo di consultore dal 1929.Dopo alcuni anni di distanza dalla vita pubblica e' nuovamente presente nel Consiglio Comunale Modenese dal  1951 al 1956 nelle file del partito Liberale.
L’area immediatamente a est deL nuovo ospedale viene scelta dal Piano regolatore del 1958 come sede ideale per un Campus universitario, la cui costruzione era resa necessaria dall'inadeguatezza degli spazi fino ad allora utilizzati neL centro storico.
Modena, campus universitario
Il primo edificio a essere realizzato, all'interno del più vasto complesso oggi visibile, è la Casa dello studente [nella foto], seguita a breve distanza dagli Istituti Biologici.
Il carattere di novità dell'insediamento risiede soprattutto nella scelta dell'inclinazione del corpo di fabbrica a 45 gradi rispetto alle strade esistenti. L’edificio ha una planimetria a T, composta da due parti distinte: un volume alto ospita le stanze per gli studenti, uno basso è destinato ai servizi comuni. Nel punto di incontro dei due corpi sono inseriti il vano scale e il blocco degli ascensori. L’accostamento del corridoio, su un lato, alle stanze, sull'altro, produce un edificio dalla profon dità ridottissima.
Oltre alle modalità insediative, l'elemento di maggiore interesse è costituito dalla composizione della facciata, che presenta un doppio sistema di sfalsamenti. La diversa altezza del piano terra sul lato destro e sinistro del corpo in linea consente di ottenere, in corrispondenza delle risalite verticali, un misurato effetto raumplan. A questo si aggiunge lo sfalsamento delle aperture delle stanze, che sfrutta le possibilità offerte dal telaio strutturale lasciato a vista.
Il corpo di fabbrica basso, intonacato di bianco, fa da contrasto alla semplicità del prospetto alto, grazie anche all'inserimento di un elemento a doppia falda a copertura di una sala comune.
Da La citta’ razionalista, modelli e frammenti

Progetto NOSOKOMEION - Premio speciale


Arch. Franco Petrucci - Progetto NOSOKOMEION

Il progetto da molti indicato come il migliore e’ Nosokomeion dell’arch. Franco Petrucci, un giovane architetto dalle grandi capacita' appoggiato fortemente dal GUF che prevede, in linea con gli andamenti moderni della progettazione ospedaliera, monoblocco ed altezze elevate per l’utilizzo sempre piu’ spinto degli ascensori e dei porta lettighe, una grande ed alta T, semplice e funzionale. Otterra’ solo il premio speciale della Commissione.
In compenso all'architetto Ettore Rossi, vincitore con il suo "Se avanzo seguitemi" verra' successivamente chiesto di allineare il suo progetto al progetto di Franco Petrucci
Ecco il commento della rivista del Sindacato Nazionale Architetti diretta dall’arch. Marcello Piacentini:
...La Commissione composta secondo quanto stabilito dal bando, e cioè dall'avv. Umberto Monari Presidente dell’ente banditore e dai membri Prof. Ruggero Balli Rettore dell’Università, dal prof. Pietro Galli, direttore dell’Ospedale di Trieste, dall’ing. Gino Steffanon come specialista di costruzioni ospitaliere e dall’ing. Giuseppe Stellingwerff come rappresentante del Sindacato Ingegneri.
Nel comporre tale commissione non fu creduto opportuno includervi un rappresentante del Sindacato Architetti.
Questa grave infrazione, oltre che a norme fondamentali professionali, allo spirito sindacale e corporativo dello Stato Fascista non e’ stata sanata neppure dopo l’intervento del Segretario Nazionale del Sindacato Architetti e nelle nostre rubriche sindacali e’ rimasta traccia dell’attiva azione sindacale intesa ad ottenere ciò che era un semplice diritto.
In conclusione nessun architetto fu compreso nella totalità di persone che, se dovevano partecipare al giudizio, per tutelare gli interessi dell’Ente banditore, pure non potevano avere una sufficiente competenza per la comprensione di elaborati architettonici in cui i rapporti tra la parte tecnica e l’artistica non potevano che essere molto complessi.
In sostanza, su cinque membri, soltanto due avevano competenza in materia, ed entrambi da un punto di vista unilaterale, un medico per la parte medica ed organizzativa ed un ingegnere per la parte costruttiva.
In verità ci sembra che con il dovuto rispetto alle varie persone una commissione giudicatrice così composta non poteva che essere grandemente inferiore al compito postogli
I risultati del giudizio hanno confermato queste nostre osservazioni. Infatti, mentre per fortuna il progetto dell’Arch. Ettore Rossi scelto come vincitore e’ degno di essere in testa alla graduatoria, non si trovano logiche giustificazioni tecniche e tanto meno artistiche, nell’assegnazione degli altri premi.
Accettato e prescelto, come era logico dopo l’insegnamento dei più moderni ospedali stranieri, il tipo dell’ospedale”accentrato” (e cioè un complesso edilizio unitario a molti piani), e in base a tale principio premiato il progetto dell’arch. Ettore Rossi, non si spiega con quale criterio siano stati assegnati il secondo ed il terzo premio a due progetti di cui la concezione generale distributiva si avvicina parecchio al tipo a padiglioni.
Inoltre una delle precise norme del bando era, per le camere di degenza, l’indispensabile esposizione a sud.
Ora tutti i progetti premiati hanno in linea di massima tenuto conto di tale richiesta, ma e’ ovvio anche che l’esposizione a mezzogiorno perde gran parte del suo valore se gli edifici sono disposti in modo da intercettare reciprocamente i raggi solari durante molte ore della giornata.
E i progetti premiati sono caratteristici per tale difetto: non e’ chi veda ad esempio, le grandi differenze per l’abilità’ di organizzazione e distribuzione planimetrica dei progetti classificato secondo e terzo premiato ed il progetto dell'arch. Franco Petrucci, proposto invece soltanto per un compenso.
Non e’ il caso di entrare nei particolari.
Sono tal volta errati concetti di forma bella stanza di degenza, talaltra corridoi e incroci male ventilati e di cui l’illuminazione non e’ spesso risolta o lo e’ col vieto sistema del largo creato mediante l’abolizione di una camera (vedi piante riportate dei progetti premiati con il secondo e terzo premio).
E così via tanti altri difetti o mende si dovrebbero rilevare in molti aspetti della concezione distributiva e dell’architettura.
Riguardo all’estetica non facciamo poi alcun apprezzamento, dalla commissione così come era costituita non si poteva pretendere un sicuro giudizio in proposito.
Nella presentazione dei progetti premiati che facciamo in queste pagine, i colleghi ed i tecnici hanno sufficienti elementi per farsi una personale opinione.

Arch. Franco Petrucci
Franco Petrucci, nato a Tuscania (Viterbo) il 13 aprile 1905, si laureò nel 1931, presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma. Due anni dopo ottenne l'incarico di insegnamento di «Architettura», nella Scuola Tecnico-Artistica di preparazione per la Facoltà di Architettura, in Via Conte Verde in Roma, abbandonando tale incarico solo nel '47. Dette inizio alla propria attività professionale partecipando, negli anni '30, a molti dei numerosi concorsi che caratterizzarono il fervore progettuale di quegli anni. Ricordiamo del '32 le due serie di concorsi che il Sindacato Architetti aveva bandito per la progettazione di chiese da erigersi nell'archidiocesi di Messina; Petrucci conseguì un 1° e 2° premio, a pari merito con l'arch. Montuori. La partecipazione a tale concorso rivesti particolare interesse, per il tentativo di apertura e di rinnovamento progettuale nei riguardi di una tipologia edilizia, quella religiosa, che era rimasta ancora chiusa entro canoni fissi, apparentemente inamovibili.
1933 - Concorso per il Policlinico di Modena (premio speciale). Concorso per la Chiesa di Messina (due progetti) primo e secondo premio.
1935 - Concorso per il Palazzo Comunale di Corridonia - Primo premio. Concorso per il Palazzo Postale di Viale Mazzini, Roma (secondo premio). Concorso per la Stazione, Venezia (terzo premio). Mostra d'Arte al Palazzo delle Lettere, Città Universitaria, Roma.
1936 - Sistemazione generale del Circo Massimo per le varie Mostre Nazionali.
1937 - Nuovo Palazzo Postale, Alessandria.
1938 - Mostra della Maternità e Infanzia - Mostra degli Sports - Mostra del Minerale, Roma. Mostra del Tessile, Roma.
1947 - Ricostruzione del Palazzo della Ragione, Fano (Pesaro).
1950 - Chiesa dei Salesiani « Don Bosco », Roma.
1952 - Mostra d'Oltremare e del Lavoro Italiano nel Mondo; Padiglione « Italia » - Padiglione dell'I.N.A.I.L. - Padiglione Remington, Napoli. Mostre Mobili del Ministero, dei Lavori Pubblici per i lavori di ricostruzione del dopoguerra. Padiglione smontabile per le Mostre E.R.P. Internazionali.
1953 - Esposizione dell'Agricoltura all'È.U.R. - Padiglioni dell'A.C.L.S. - U.N.I.R.E. - Padiglioni per l'Australia, l'Honduras, ed il Guatemala, Roma. Treno della Rinascita, allestimento su vagoni ferroviari per le Forze Armate e Patto Atlantico, Roma.
1955 - Allestimento di due Mostre viaggianti della N.A.T.O. destinate all'Italia meridionale e alla Sicilia.
1956 - Allestimento di 10 automezzi speciali per Missioni, organizzate dalla P.O.A. Mostra dell'Elettronica e Teleradio-cinematogra-fia, Palazzo dei Congressi, Eur, Roma. Allestimento, delle grandi Mostre viaggianti N.A.T.O. per incarico dell'OTAN di Parigi per venti Mostre in Italia, Grecia e Turchia.
1957 - Allestimento della Mostra al Congresso Astronautico Internazionale, Roma. Allestimento della Partecipazione Italiana alla Mostra Internazionale della costruzione e dell'arredamento « Interbau ». Padiglione del Governo Italiano, Berlino Ovest. Allestimento della Mostra nazionale per la Prevenzione degli infortuni, Via Nazionale, Roma.
1958 - Arredamento del Padiglione italiano alla esposizione mondiale ed internazionale, Bruxelles.
1959 - Allestimento della Mostra Mobile per l'Ente Nazionale per la Prevenzione infortuni.
1960 - Ripristino Cinemostra e allestimento della mostra per il Patto Atlantico, NATO. Allestimento del Padiglione italiano alla « Settimana Agricola », Parigi. Mostra della Casa - Ministero dei LL.PP., Napoli.
Mostra per il Congresso Nazionale di Cardiologia E.U.R.. Roma,
1961 - Centenario dell'Unità d'Italia '61: Allestimento dei padiglioni del: Lazio, Liguria, Lombardia (parziale) per la Mostra delle Regioni, Torino. Allestimento per la Mostra mobile della propaganda governativa, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Allestimento della Mostra al Parco dei Daini di Villa Borghese per la prefabbricazione. Comman-sider, Roma.
1962 - Mostra della Prevenzione infortuni per il lavoro artigianale, Rieti. Allestimento per il Congresso Internazionale del cemento armato precompresso, Roma. Mostra per la Società STUP di Parigi. Mostra per la Società « Neuve Maisons Cha-tillons » di Parigi. Mostra per la società « Renardet », Parigi. Mostra dei Gruppi di Abitazioni ed attrezzature collettive, Parigi. Apparecchiature speciali semoventi per gli uffici del nuovo Piano regolatore di Roma. Arredamenti per il Ministero dei LL.PP. Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio.
1963 - Ufficio Speciale del Nuovo Piano Regolatore di Roma - Allestimento per l'Esposizione del Piano Regolatore alla Sala Consigliare ed Esposizione all'EUR, Roma.
1964 - Mostra Mondiale del Traffico e delle Comunicazioni per i Padiglioni della Marina Mercantile.
Biografia da www.casadellarchitettura.it