lunedì 23 aprile 2012

Decadenza edilizia degli ospedali a monoblocco

Decadenza edilizia degli ospedali a monoblocco

Basta rileggere l'intervista all'Architetto  Renzo Piano (Corriere della sera 11.4.2012) per capire la decadenza edilizia del sistema ospedaliero a monoblocco; l'intervista si concentra sulle caratteristiche che deve avere un ospedale modello:
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«Un mix di umanesimo e scienza, da realizzare in periferia e in mezzo al verde».
È un'idea nata undici anni fa, di questi tempi.
«Il 21 marzo 2001 ho presentato al Sant'Anna di Roma, insieme con l'allora ministro della Salute Umberto Veronesi, il progetto per un cosiddetto ospedale modello».
Quali sono le linee guida che lo contraddistinguono?
«Un ospedale non deve essere solo una macchina con determinate caratteristiche di funzionalità, ma anche un insieme di accorgimenti ambientali che aiutano il malato a stare bene psicologicamente».
In concreto?
«Per ogni letto devono essere previsti complessivamente 200 metri quadrati. Per 700 letti, insomma, ci devono essere a disposizione almeno 140 mila metri quadrati di terreno».
I motivi?
«Sono almeno due. Il primo: l'edificio ospedaliero vero e proprio deve svilupparsi orizzontalmente, in modo da limitare in altezza il suo numero di piani. L'obiettivo è realizzare una struttura che non sia mai più alta degli alberi che lo circondano. Di qui, il secondo motivo, che rende necessaria la disponibilità di grandi aree: tutt'intorno all'ospedale ci deve essere il verde».
Non è che la sua visione pecca di romanticismo?
«Nient'affatto. L'altezza limitata è utile anche per fare funzionare meglio la macchina ospedaliera. È una questione, poi, scientifico-ambientale: il verde fa diminuire almeno di due gradi la temperatura nella calura estiva, l'effetto città si annulla, si respira meglio».
Duecento metri quadrati a disposizione per letto vuol dire un rapporto tra volume edificato e superficie del terreno davvero bassa.
«La densità territoriale ideale nel caso di un ospedale è di 0,5 contro una densità territoriale di città come Milano, per avere un termine di confronto, di 5».
Ma un ospedale di solo quattro piani in altezza come dev'essere organizzato?
«Il piano terra è dedicato alla vita quotidiana, con gli ambulatori, il day hospital, il front office per chi deve prenotare le visite e ritirare gli esami, i negozi. Al meno 1 c'è la diagnostica, con Tac, risonanze, eccetera. Al meno 2, l'impiantistica. Salendo, il primo e il secondo piano sono dedicati alle degenze, l'ultimo alle sale operatorie e alle cure ad alta intensità, tra cui la rianimazione».
Tutt'intorno, gli alberi.
«Sono una condizione fondamentale per fare stare meglio i pazienti e gli operatori sanitari. Di qui l'esigenza di sfruttare le zone periferiche. Un ospedale modello è difficile farlo nel cuore della città proprio per una questione di spazi».
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