giovedì 26 aprile 2012

Genesi edilizia del Monoblocco (2/4)

2) Gli ospedali a padiglioni separati

Già nel 1856, durante la guerra di Crimea, gli Inglesi ebbero a dimostrare che i feriti guarivano più rapidamente negli ospedali a tenda, o baraccati in aperta campagna, che non quelli che venivano inviati nei vecchi ospedali cittadini.
Ciò fu confermato nel 1870 dai tedeschi, nella guerra franco-prussiana; sorse perciò la tendenza a costruire ospedali a padiglioni.
In Inghilterra ed in Germania pertanto si incominciò ad abbandonare il tipo massiccio di ospedale, detto a corridoio, per dare la preferenza al tipo di ospedale a padiglioni separati.

Caterham Hospital 1872
A dir vero, già nel 1750, a Londra, il tipo di ospedale a edifici separati era stato fin d’allora adottato nella costruzione dell’Ospedale di S. Bartolomeo, costituito appunto da padiglioni mantenuti a una certa distanza tra loro ed intramezzati da giardini.
Ma a questa costruzione in quei tempi non fu data importanza così come non fu data importanza ad un’altra sorta nel 1821 ad Amburgo allorché si costruì l’Ospedale di San Giorgio non più a cortili chiusi ma a forma di H con corridoi rivolti all’interno.
Intanto che in Germania ed in Inghilterra si studiava il miglior tipo di costruzione ospedaliera a padiglioni separati, in Francia, in occasione della ricostruzione dell’Hotel Dieu di Parigi, distrutto da un incendio nel 1772, l’Accademia Francese delle Scienze, chiamata ad esprimere il proprio parere su tale costruzione, ebbe a “sentenziare”:
“... doversi definitivamente abbandonare nella costruzione degli ospedali le infermerie a crociera ed a cortili chiusi; doversi invece adottare edifici, per infermerie ad assi paralleli ed a più piani, riuniti tra loro ad un’estremità da una galleria”.
Con tale disposizione si aveva il beneficio che tra un edificio e l’altro restava un cortile, anziché chiuso, aperto almeno da un lato. Così infatti fu costruito il nuovo Hotel Dieu e l’Ospedale Lariboisiere di Parigi.
Ma gli scienziati tedeschi non accolsero il verdetto dell’Accademia Francese delle Scienze e, valendosi della suaccennata esperienza di guerra e di quella fatta dagli Inglesi, ottennero che in Germania si abbandonassero definitivamente i vecchi criteri di edilizia ospedaliera, non solo, ma si adottasse il tipo di ospedale a padiglioni separati, ad un solo piano, con una sola infermeria, con i relativi locali annessi di servizio e locali di soggiorno per i convalescenti.
In sostanza i tedeschi sostituirono gli ospedali provvisori baraccati di guerra, nei quali erano stati rilevati i benefici sopra ricordati, con ospedali dello stesso tipo più comodi ed in muratura.
Sorsero pertanto in Germania, verso il 1880, parecchi grandi ospedali a padiglioni separati, a un piano, con una sola infermeria, capace di circa 30 letti, con l’aggiunta di una o due camere ad un letto e coi servizi relativi.
Le infermerie risultarono così esposte per due o tre lati, ampiamente illuminate, soleggiate e ventilate, ed i padiglioni che le contenevano risultavano completamente staccati gli uni dagli altri e neppure collegati ne’ con corridoi od altro mezzo di comunicazione coperto cogli edifici dei servizi generali, ma circondati tutti da ampi giardini e larghi viali.
Tipi del genere sono i grandiosi ospedali da 1000 e 2000 letti quali il Virchow di Berlino e l’Eppendorf di Amburgo sorti su aree estesissime.
L’Eppendorf ad es. constava di 82 padiglioni infermerie e di 18 padiglioni comprendenti i servizi generali di cucina, di lavanderia, di disinfezione, di amministrazione, ecc...
Tale innovazione, al principio del XX secolo, fu dovunque grandemente vantata essendosi dimostrato coll’esercizio di questi ospedali sia l’assenza di diffusione di malattie infettive, sia le guarigioni più rapide, sia le convalescenze più brevi.
Per tali ragioni il sistema ospedale a padiglioni separati ad un solo piano ebbe applicazioni anche in Italia al principio del secolo.
Il primo Ospedale costruito del genere a padiglioni ad un piano fu l’Ospedale Umberto I di Monza.

Ma ben presto l’ospedale a padiglioni separati ad un piano, nonostante i suoi numerosi vantaggi sul vecchio tipo massiccio a corridoio, nella pratica dimostrò anche non pochi inconvenienti, sia al riguardo del costo eccessivo dell’area necessaria, sia in quelli inerenti alla spesa di costruzione e più di tutto, alla spesa di esercizio derivante dal dislocamento dei servizi.
Ad eliminare in parte tali inconvenienti anche in Germania si cominciò a costruire padiglioni anziché ad un piano a due piani, raccogliendo in essi due o quattro infermerie di circa 30 letti ciascuna, oltre a qualche camera di separazione ad un letto.
Vediamo così sorgere i grandi ospedali cittadini quali il S. Jacopo di Lipsia, il S. Sebastiano di Norimberga e parecchi altri.
Ma anche questi tipi presentavano gli inconvenienti derivanti dalle troppo lunghe vie scoperte o sotterranee di comunicazione, che ritardavano i servizi, per cui il cibo dalle cucine giungeva freddo o alterato ai malati ed il trasporto degli infermi alle sale operatorie, ai padiglioni di cure fisiche, ecc... risultava disagevole.
Pertanto, in un periodo successivo, per evitare tali inconvenienti, si collegarono i padiglioni a due piani con 4 infermerie, collocate queste alle estremità di ciascun padiglione, con vie coperte in superficie, poi con vere gallerie in muratura, talune anche di due piani.
Sorsero così l’Ospedale di Charlottenbourg, quello di Colonia di circa 1000 letti ciascuno ed altri ancora.
In Italia più tardi si costruì su questi tipi l’Ospedale della Duchessa di Galliera di Genova, il Policlinico di Roma, l’Umberto I di Ancona, il Celio di Roma, il Dermosifilopatico di Milano, ecc...
La forma di questi Padiglioni a due piani da prima era lineare, successivamente fu in alcuni luoghi, peggiorando le condizioni di illuminazione e di ventilazione specie nel corridoio centrale, modificata a forma di H o di X, collocandosi ai lati del corridoio centrale i vari locali di servizio e mantenendosi le infermerie agli estremi.
Queste trasformazioni avevano lo scopo di accentrare i servizi per economia di area e di costruzione.
 
Yoyce Green Hospital 1930
I successivi sviluppi della scienza, gli studi sui bisogni reali dei malati, i perfezionamenti nel campo dell’assistenza diretta agli infermi, l’esperienza ormai fatta sui tipi di ospedali a padiglioni separati, il bisogno di ridurre le spese anche negli ospedali, hanno costretto gli igienisti a riesaminare il problema costruttivo degli ospedali da tutti i punti di vista, al fine di ritrarre il maggiore vantaggio con la maggiore economia di costruzione e di esercizio.
Già dai sanitari era stato fatto rilevare che i padiglioni dislocati, sia pure collegati da gallerie, occupavano troppo personale e ciò nonostante si ritardavano le consegne specie del vitto e si disturbavano fin troppo i malati per i necessari trasporti.
Inoltre il tipo preferito di infermeria di circa 30 letti aveva nella pratica presentato non pochi inconvenienti.
Si lamentava che in un’infermeria di 30 letti, tra i parecchi disturbi si aveva il grave inconveniente, che, se capitava un caso di malattia infettiva troppi erano gli individui esposti al pericolo di contagio, troppi erano i malati che dovevano essere sottoposti ad osservazione per il periodo di tempo corrispondente al periodo di incubazione della forma morbosa sviluppatasi e di conseguenza troppo rilevante era il numero dei letti che doveva essere posto fuori di esercizio.
Pertanto, era stato più volte espresso il voto che venisse ridotta l’ampiezza delle infermerie.
Infatti, per tali osservazioni, pur costruendosi in genere padiglioni di soli due piani con 4 infermerie agli estremi, allo scopo di ridurre alquanto gli inconvenienti suddetti, si costruirono infermerie di circa 16-18 letti anziché infermerie di 30 letti.
Gli ingegneri, però nel fare tale riduzione, non tennero conto della maggiore spesa non solo di costruzione, in quanto si dovettero per le riduzioni dei letti aumentare i padiglioni, ma più di tutto della maggiore spesa di esercizio per il maggiore numero di personale di assistenza occorrente per le raddoppiate indipendenti infermerie, perché mantenute dislocate all’estremità’ del padiglione.

Liberamente tratto dagli Atti del Sindacato Provinciale  Ingegneri di Lombardia n.1 1934 - Gli sviluppi dell’Edilizia Ospedaliera - con la collaborazione del prof. Enrico Ronzani - Direttore degli Istituti Ospedalieri di Milano.

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